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Osmosi inversa: avvio e mantenimento

Sul blog abbiamo capito cosa sono questi impianti osmosi e quali comprare per i nostri scopi. Ci siamo convinti che è facile, economico e persino ecologico. Fare birra in casa curando pure l’acqua seguendo il mio metodo non è mai stato così facile.

Una volta acquistato un impianto ad osmosi, però, che fare? Come garantire il perfetto funzionamento e al contempo prolungarne la longevità? Oggi vi parlerò di questo, dando per scontato i concetti base e, soprattutto, le varie componenti. Argomenti già trattati negli articoli linkati sopra, in caso ve li foste persi.

Avvio dei prefiltri

Il filtro a sedimenti non necessita di nulla. Essenzialmente esso potrebbe funzionare tale e quale esce dalla fabbrica. Per i più scrupolosi, certo, si potrebbe far passare qualche litro di acqua di rete attraverso esso, ma possiamo far coincidere tranquillamente (e, anzi, obbligatoriamente) questo passaggio col successivo.

Il prefiltro a carbone è più noioso. Ovviamente il carbone è nero e la prima acqua che passa attraverso esso è, inevitabilmente, nera. Si rende perciò necessario far scorrere al montaggio o alla sostituzione di questa componente abbondante acqua di rete fino a che questa non risulterà limpida in uscita . Non preoccupatevi, non ci vorrà molto. Attenzione però! Al fine di eliminare ogni residuo di lavorazione non chiudete il rubinetto ma lasciatelo aperto almeno per un altro paio di minuti.

Importante durante il montaggio dei prefiltri (in caso di impianti in linea) è verificare la corretta direzione del flusso tramite gli appositi indicatori posti sulla cartuccia. Ogni componente ha infatti una sua direzione per funzionare al meglio al fine di non compromettere l’efficacia della membrana.

Durante le operazioni di avvio è bene infine controllare che non vi siano perdite lungo il percorso. In caso si può tranquillamente rimediare con un giro in più di teflon. Essendo i raccordi e, di conseguenza, i filetti di tali impianti in plastica bisogna fare attenzione ad avvitare il tutto correttamente senza troppa forza e stringere all’occorrenza. Sappiate in ogni caso che esistono dei raccordi rapidi di tipo John Guest pure per gli impianti ad osmosi.

Avvio della membrana

Avviati correttamente i prefiltri possiamo inserire la membrana e il suo vano. Ovviamente anche questa possiede una direzione e va posta particolare attenzione nel suo posizionamento.

Qualsiasi membrana è immersa in una soluzione che la conserva fino all’effettivo utilizzo. Tale soluzione andrebbe rimossa completamente prima di consumare il permeato in uscita. Perciò, anche qui, la prima acqua andrebbe buttata. Per membrane da 50 gpd si parla solitamente di 30/40 litri di permeato, ma ogni produttore ha le proprie indicazioni alle quali consiglio vivamente di attenersi. Lo so, piange il cuore nel buttare tanta acqua all’inizio, ma è necessario. Pensate che, poi, con le dovute accortezze ci sarà un notevole risparmio ecologico.

Precedentemente e successivamente a ciò consiglio un breve lavaggio della membrana al fine di rimuovere eventuali sali accumulatisi o residui di soluzione di conservazione. Come fare? Lo vediamo nel capitolo successivo.

Manutenzione della membrana

Anche se ogni membrana scarica i sali in eccesso nell’acqua di scarto, qualcosa rimane sempre al suo interno. In sostanza è bene eliminare questi residui periodicamente. Molte aziende produttrici consigliano un lavaggio di 3/5 minuti ogni 10 giorni. Io sono solito far scorrere un po’ di acqua corrente prima e dopo ogni utilizzo.

Così facendo si prolunga notevolmente la vita di una membrana e il permeato ottenuto risulta sempre molto puro. Questo è un passaggio da non saltare assieme alla sostituzione periodica dei prefiltri, della quale andremo a parlare tra breve.

Per effettuare un lavaggio esistono due alternative. In entrambe viene bypassato in entrata il restrittore della membrana. L’acqua lato scarto scorrerà con tutta la potenza e pressione che troviamo normalmente sull’impianto, mentre dal lato permeato avremo una produzione nulla o quasi.

La prima e più semplice soluzione (nonché efficiente) consiste nel dotarsi di una flushvalve adatta alla dimensione del proprio impianto. Essa è semplicemente un restrittore con rubinetto che in posizione chiusa produce osmosi mentre aperta sta a significare lavaggio.

flushvalve per impianti da 50 gpd in posizione chiusa (produzione permeato)

Oppure potremmo creare un bypass noi stessi con un po’ di tubo, un rubinetto e qualche raccordo o innesto. Sicuramente il lato positivo è che non dovremo mettere da parte il restrittore che esce di serie con l’impianto ma di contro avremo più tubi, innesti e rubinetti che significano maggior ingombro e una soluzione leggermente meno efficiente. Il risparmio, nella maggior parte dei casi, è inesistente. Anzi…

schema dall’alta accuratezza grafica e scientifica per l’autocostruzione di un’alternativa alla flushvalve: il rubinetto chiuso produce permeato, aperto lava la membrana.

Sempre acqua nell’impianto!

Con gli impianti a bicchieri è più facile, con quelli in linea no. Tutti gli impianti osmosi devono rimanere completamente immersi in acqua, per evitare che le varie parti si secchino e risultino dunque inutili.

Buona norma è far scorrere, di tanto in tanto, un po’ d’acqua al loro interno in caso questi rimangano inutilizzati per lungo tempo. Così facendo eviterete inoltre che l’acqua stagni a lungo rischiando di contaminare l’impianto.

Ogni volta che chiudiamo il rubinetto a monte, l’acqua ritorna nei tubi ed entra aria al suo interno. Sarebbe opportuno dotarsi di un rubinetto lato permeato e chiuderlo ogniqualvolta smettiamo di produrre acqua ma (attenzione!) solamente dopo aver atteso quel paio di secondi per depressurizzare l’impianto. Ciò è valido, ancora una volta, soprattutto con gli impianti in linea.

La sostituzione dei prefiltri

Le membrane ad osmosi vanno sostuituite ogni 3/4 anni. I prefiltri invece con maggior frequenza.

Ogni azienda ha delle proprie specifiche. Attenetevi a quelle. In linea generale, però, i prefiltri andrebbero sostituiti almeno una volta ogni sei mesi. Il che significa un paio di volte all’anno per un totale di una trentina di euro in media per questi ricambi.

Io sono solito svitare i prefiltri dalla membrana, sostituirli e poi far scorrere acqua come da istruzioni di cui sopra per l’avvio di quello a carboni. Solamente a questo punto collego il tutto alla membrana e apro il rubinetto, gettando il primo litro di permeato.

In concomitanza a ciò pulisco l’impianto dalla polvere e verifico che non ci siano perdite lungo tutto il percorso. Ciò va eseguito una volta ogni sei mesi, il che significa gettare una decina di litri di acqua per un totale di circa 20 litri all’anno.

Se vi sembra molto forse gli impianti ad osmosi non fanno per voi e potete continuare tranquillamente ad utilizzare bottiglie di plastica o far bollire la vostra acqua di rete senza problemi di sorta, senza criticare chi invece agisce diversamente da voi.

E dunque? Conviene?

Secondo me sì. Usare un impianto ad osmosi è senza dubbio il metodo migliore per produrre acqua di birrificazione in casa.

Scientificamente è un metodo ineccepibile che permette il salto di qualità nelle produzioni.

Ecologicamente è buono, perchè si spreca acqua di scarto, certo, ma è altresì vero che questa può essere tranquillamente recuperata e riutilizzata.

A livello di fatica è molto conveniente. Il tempo richiesto per la manutenzione ordinaria è ridicolo, mentre quella straordinaria si presenta ogni sei mesi e chiede una mezz’oretta.

Economicamente, infine, è la soluzione migliore se si eccettua l’acqua di rete così com’è che, abbiamo visto, quasi mai va bene ai no

stri scopi.

Iacopo Zannoni

Da sempre bevitore di birra, scopre quasi per gioco il mondo dell'homebrewing e ne rimane incantato. Paranoico, attivo e molto noioso, nella vita è attualmente un laureato in lettere con velleità editoriali. Nel tempo libero cerca di spacciarsi come macellaio.

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