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Gli strumenti per iniziare a fare birra

Da non molto un amico mi ha chiamato e ha detto che vuole iniziare a far birra. Mi ha chiesto che cosa avrei fatto e preso al suo posto. Ho dunque colto l’occasione per rifletterci e trascrivere qui in forma abbreviata i consigli che ho dato a lui. Mettetevi comodi per una bella carrellata di oggetti utili e miti da sfatare. Tenete pronto il portafogli perché sì, un minimo investimento economico bisogna farlo. Ma non così grosso come generalmente si pensa.

Prima di cominciare

Innanzitutto è utile capire di cosa si sta parlando. Le basi le ho già spiegate in un precedente articolo. Noi partiamo dal preuspposto che voi vogliate usare l’all grain, quello più completo, lungo ma anche soddisfacente.

Vi atterrete anche agli stili più adatti ad un neofita. Niente robe strane. Niente cose assurde. Keep it easy. Una letta al manuale base, ormai storico, potete anche darla, non si muore mica. Sennò in rete si trovano ottime guide, soprattutto su youtube.

Ora che avete le idee più o meno chiare (potete recuperare tutti i collegamenti precedenti in seguito) partiamo elencando le cose utili. Alla fine considereremo quelle che vengono reputate indispensabili ma che, a mio modo di vedere, sono tranquillamente trascurabili.

Meno è meglio

Il mio consiglio generale e sempreverde è di non produrre tantissimi litri. Molti birrai alle prime armi hanno la fobia che la birra sia poca. Chissenefrega. La vostra bravura non si misura in quanti litri producete, ma quanto sono validi. Più litri si traducono in più spazio richiesto, maggiori accorgimenti, maggiori costi in materie prime, maggiore sbattimento, pentole e fermentatori più grandi, più costi. E se poi la birra viene ‘na ciofeca? Chi se la sgargarozza? Il lavandino? Ma vi immaginate ad imbottigliare 50 litri di una mondezza che finirà per essere cestinata?

Vi risparmierete qualche ulceretta se partite con meno litri. Poi se proprio avete il verme solitario della birra o non vi basta affatto valuterete col tempo di aumentare le dimensioni. Delle pentole, eh.

Per produrre il mosto

Indispensabile è una pentola capiente con rubinetto. Vi consiglio di acquistarne una leggermente sovradimensionata. Il rubinetto è assolutamente da avere. Quelle già attrezzate costano un rene. Potete considerare anche una pentola in acciaio che poi, con calma e pazienza, andrete a forare a tre/quattro centimenti dal fondo.

Almeno un paio di fori: uno per il rubinetto, l’altro per il pozzetto portasonda. Perché sì, sul controllo della temperatura non si transige. Vi servirà anche un doppiofondo adatto di misura alla vostra pentola.

Poi potrete comprare una sacca. Io consiglio di cominciare col BIAB, per il discorso di cui sopra: meno tempo e spazio ma le birre sono in tutto e per tutto uguali a quelle prodotte tradizionalmente. Ne ho già discusso.

In alternativa potrete investire un centinaio di euro in più e comprare una soluzione già bella e pronta, forse la soluzione migliore. Sto parlando degli All-In-One. Tipo questo. Volendo aumentare l’investimento iniziale potrete orientarvi sul grainfather oppure, in fascia altissima il braumaister o il brewtools.

Indispensabile una serpentina ad immersione in acciaio inox (su cosa fare una volta spenti i fornelli ne ho già parlato) ma, soprattutto, un ottimo mulino. Su questo non si transige, è uno strumento che vi accompagnerà per tutta la vostra carriera di birrai casalinghi ed è un acquisto da fare una sola volta.

La fermentazione

Un errore che si fa agli inizi è pensare alla cottura come alla parte più importante per poi lasciare andare la fermentazione. Ebbene, non è così. La parte che incide maggiormente è quest’ultima.

Dunque l’investimento pù cospicuo andrebbe fatto lì.

Per cominciare, il fermentatore assolutamente con un pozzetto portasonda. A me la plastica non piace. Dunque non la consiglio. Raddoppiate o triplicate questa spesa e comprate un bidone per l’olio inox con fondo rigorosamente saldato (mi raccomando) e al posto del rubinetto montate il portasonda che arrivi a metà larghezza del fermentatore. L’inox non assorbe odori, una passata di spugna e torna come nuovo ed è facilmente sanificabile con una bollita.

Non dovrebbe preoccuparvi l’assenza del rubinetto. Sifonerete dall’alto. Eliminate i rubinetti e acquistate un sifone apposta, di quelli che non ossidano. Tipo questo. E non aprite spesso il fermentatore.

La camera di fermentazione

Ho voluto separare questo punto dal precedente, è troppo importante. Smettete di preoccuparvi della cotta, concentratevi sulla fermentazione. I parametri che possiamo controllare sono essenzialmente tre: il tasso di inoculo, la temperatura e, di riflesso, il tempo necessario alla fermentazione. Come linea guida molto generale coi lieviti Ale bisognerebbe svolgere i primi tre giorni a 18 gradi o lì attorno. Un grado di scarto ci potrebbe anche stare, due no.

Dunque il primissimo acquisto che un birraio dovrebbe fare riguarda la camera di fermentazione che gestisca, almeno, il raffreddamento. A tal scopo moltissimi birrai utilizzano un frigo vetrina o uno a pozzetto controllati da un termostato.

Si potrebbe prenderne uno che gestisca sia caldo che freddo, dove per il primo vengono comunemente utilizzate o delle “cinture” riscaldanti o dei cavetti per terrari. Le prime vengono avvolte al fermentatore, i secondi alle parenti del frigorifero. La temperatura da rilevare è, ovviamente, quella all’interno del fermentatore.

Mi raccomando, dunque. La camera di fermentazione. Ci si può anche arrangiare diversamente. Ci hanno scritto un articolo, ma l’impegno è maggiore.

L’imbottigliamento

C’è chi lavora coi fusti. Chi imbottiglia in contropressione. Io faccio entrambe le cose, ma questa è roba avanzata. Ho scitto anche qualche articolo in merito [link 1, link 2]. Ai principianti consiglio di munirsi di asta da imbottigliamento, fare priming col generico misurino o soluzione zuccherina appositamente studiata e messa bottiglia per bottiglia e bona.

Non complicatevi la vita, per il momento.

Le cose inutili

Il densimetro non serve. Si rompe spesso. Comprate un rifrattometro, più immediato e preciso. Per leggere la densità di mosto fermentato esistono appositi calcolatori. Usate quelli.

Le palette in acciaio, le provette e altre diavolerie non servono. Meglio un semplice mestolo in legno, di quelli lunghi. Se non volete il legno meglio l’acciaio, ma con un manico bello lungo. E molto robusto. Insomma, molto costoso.

Le alghe irlandesi sono saltabili. Io le uso, ma perché sono uno fissato. Alla fine non è che apportino chissà quale beneficio. Un buon abbattimento a 2 gradi a fine fermentazione fa miracoli.

Quindi lo stesso discorso si applica a tutti i chiarificanti. Non servono, complicano la vita e spesso introducono potenziali contaminanti all’interno della birra in fermentazione.

Il lievito liquido è per gli esperti. Lasciatelo stare. Usate quelli secchi all’inizio. Avrete molta più varietà di quello che credete. Io stesso uso lieviti secchi il 90% delle volte. Pratici, comodi e sicuri.

Dunque se non fate lo starter (mancando il liquido) potete fare anche a meno dei nutrienti per lievito. L’unico nutriente veramente valido è uno e uno solo: si chiama malto d’orzo. Al suo interno contiene tutto ciò che vi serve.

Tutti gli altri gingilli più o meno improbabili (come i filtri per il luppolo) lasciateli dove stanno. Fate whirlpool, piuttosto.

Per oggi è tutto, ci si vede alla prossima!

Iacopo Zannoni

Da sempre bevitore di birra, scopre quasi per gioco il mondo dell'homebrewing e ne rimane incantato. Paranoico, attivo e molto noioso, nella vita è attualmente un laureato in lettere con velleità editoriali. Nel tempo libero cerca di spacciarsi come macellaio.

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